“Beatamente ignorante” recitava la sua carta di identità alla voce professione.

Ignorante, io sono ignorante, andava dicendo alla gente.

Con lucidità e fierezza.

Rivendicando il suo diritto all’errore.

A vivere senza certezze.

Rifuggendo la perfezione.

Libero di essere.

Ogni giorno più convinto della propria ignoranza.

A livello esponenziale.

Per ogni nuova conoscenza, infinite soglie chiedevano di essere varcate.

In cerca di attenzione.

Come a dire “e a me non mi guardi?”.

La conoscenza un’illusione di Escher.

L’ignoranza una solida certezza.

La scienza, ignoranza fatta metodo.

Socrate al confronto, un dilettante.

Dal sapere di non sapere, al non sapere quante cose non sapesse.

L’apoteosi dell’ignoranza.

Per lui, per molti come lui.

Per un istante smise di essere ignorante.

E capì la vita.

Durò il tempo di un respiro, l’ultimo.


Foto e testi di Andrea Dell'Orto

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