Il cuore in gola al pensiero che potesse crollare.
Lui, bambino, microscopico al suo cospetto.
Chiara la responsabilità della diga.
Crescendo, fece sua quell'immagine.
La diga metafora della società.
I diritti fondamentali, il suo cemento.
Una diga al disagio, alla paura.
Che potesse estendersi e innalzarsi.
A protezione di chi ne avesse bisogno.
L'uomo e le sue relazioni, al centro.
Ben progettata, ben realizzata.
I piedi ben piantati nei valori, le caviglie forti.
Fatta di competenza e responsabilità.
Di altruismo e solidarietà.
Così nel suo pensiero.
La realtà si rivelò ben diversa.
E un virus la mise a nudo.
Microscopico al suo cospetto.
La attaccò.
Crepe profonde comparirono sulla diga.
Disegnarono una diffusa ragnatela sul cemento.
Una grande, drammatica mappa dei fallimenti di quella società.
Non risparmiava niente e nessuno.
Una trama di colpe e responsabilità.
Senza più valori, si sgretolò.
Con la gente morirono quei sogni.
Abbandonati, traditi.
Un paese raccontato da una diga.
Ancora una volta.
Foto e testi di Andrea Dell'Orto